ON THE BREADLINE

ISTANBUL

Nel contesto turco l’artista cercherà le vie del pane attraverso commistioni e simbologie legate alla cultura araba. Lo scrittore Burhan Sönmez afferma: «A Istanbul il pane e la libertà erano due desideri che richiedevano di essere l’uno schiavo dell’altro. Si sacrificava la libertà per il pane o si rinunciava al pane per la libertà»

Il progetto di residenza a Istanbul si avvale del patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura di Istanbul

ON THE BREADLINE

21 Choir

Fondato nel 2019, prende il nome dal numero delle 20 cantanti donne che ne fanno parte e dal loro direttore, unico uomo del gruppo. L’obiettivo del coro è prendere parte attiva a vari progetti ed eventi, mettendo l’accento sul ruolo delle donne nel mondo e nell’arte attraverso le voci di venti donne forti e contemporanee, molte delle quali sono madri. Supportato dalla Fondazione degli emigranti del Trattato di Losanna e sponsorizzato dal Fondo culturale europeo, il primo progetto del coro è stato “Bread and Roses” dell’artista italiana Elena Ballantoni – un progetto artistico che tocca i diritti delle donne, l’uguaglianza e la libertà in tutto il mondo. Il direttore di questo coro femminile è Garip Mansuroğlu, giovane, dinamico e con un ricco background di esperienze. Nato nella provincia di Antakya in Turchia nel 1984, si è laureato presso l’Università di Marmara – Dipartimento di musica, e ha perseguito una carriera nell’insegnamento della musica e di diversi strumenti. È stato anche coinvolto in molti progetti artistici, guadagnandosi successo e grande approvazione come direttore sia a livello nazionale che a livello internazionale. Il suo strumento principale è il violoncello, ma suona anche il piano e la chitarra. 21 Choir lavora per porre l’accento sull’importanza della donna moderna nella vita di tutti i giorni e per perseguire la pace nel mondo, partecipando a progetti realizzati a tal fine e diventando un attore attivo nel mondo dell’arte a livello globale.

Istanbul Performance

NO MAN’S LAND

‘Ho deciso di tracciare la mia breadline in un angolo nascosto della città, sotto la torre di Galata scendendo verso il Bosforo ci sono delle sorte di “voragini”: hanno spazzato via le vecchie case ottomane. Restano degli spazi vuoti, delle discariche dove le persone hanno tirato su delle baracche con quello che resta, sono delle “cerniere” in pieno centro. La città imperiale e maestosa che si vede in lontananza si poggia su questa “terra di nessuno”…’

SOAP OPERA

Sotto un sole a picco sul Monumento alla Repubblica scolpito dallo scultore italiano Pietro Canonica, ho deciso di iniziare a pulire con secchio e due spazzole piazza Taksim. Un gesto secco e semplice nel mezzogiorno di fuoco tra me e la città. Nel secchio dell’acqua ho messo qualche goccia di sapone che ho montato a neve come stessi preparando una torta, per festeggiare il giorno delle pulizie. Un gesto domestico quello del pulire che uscendo fuori casa assume la forma di una protesta silenziosa. La reale fatica di un lavoro impossibile, il tentativo di pulire una piazza così enorme, il dramma di un luogo che ha accolto proteste che si sono spente nella violenza durante il 2013 contro il premier turco Erdogan e la sua scelta di demolire il vicino Takism Gazi Park per costruire un centro commerciale.Soap Opera è un termine legato al concetto televisivo americano di serial che tra la fine degli anni 70 ed inizio anni 80 imperversavano nelle nostre TV al posto dei nostrani sceneggiati. Il termine soap opera deriva dal tipo di prodotti pubblicizzati nelle prime produzioni statunitensi, detersivi e saponi di aziende che si rivolgevano al pubblico femminile quale destinatario principale della soap opera. Il sapone in questo caso pulisce, cancella e cerca di tirar via la sporcizia del luogo. Dallo straccio spurga acqua nera. La cadenza giornaliera e ripetitiva dedicata alle donne della soap opera si trasforma da svago televisivo ad azione politica.